Branco di scuola. Una semplice storia di bullismo
di e con Guido Castiglia
disegno luci Dana Forte e Marina Giacometto
luci e fonica Raffaele Arru

È la storia di un fratello e una sorella che, in maniera diversa, sono stretti nella morsa del bullismo reale e discriminante, che vede nel più debole una preda da aggredire, un bullismo costante e latente e, a volte, apparentemente innocuo ma psicologicamente devastante.

Il racconto, come indica il sottotitolo “una semplice storia di bullismo”, non riconduce a fatti clamorosi di spettacolari vandalismi, né di violenze degne di stuntman cinematografici.

La storia narra, con un linguaggio contemporaneo, ironico e a tratti comico, di un tradimento intimo e di un disagio crescente, perpetrato, in modo costante e latente, tra i ragazzi di un liceo.
Fatti che, lontani dai clamori del richiamo mediatico, minano, in primis, la dignità umana.

A partire dagli 11 anni.
Trama

Un attore al centro dello spazio scenico.
Una sedia con rotelle in grado di navigare in uno spazio vuoto da riempire con l’immaginazione.
Una dimensione narrativa intima che racconta una storia.
Una narrazione che nasce dall’efficacia comunicativa della teatralità, dall’uso della voce e della gestualità.
Capitoli che diventano scene.
Situazioni narrate che prendono forma nelle caratterizzazioni teatrali e acquistano leggerezza attraverso l’irrinunciabile ironia.
È la storia di un fratello e una sorella che, in maniera diversa, sono stretti nella morsa del bullismo reale e discriminante, che vede nel più debole una preda da aggredire, un bullismo costante e latente e, a volte, apparentemente innocuo ma psicologicamente devastante.
Il racconto, come indica il sottotitolo “una semplice storia di bullismo”, non riconduce a fatti clamorosi di spettacolari vandalismi, né di violenze degne di stuntmen cinematografici.
La storia narra, con un linguaggio contemporaneo ironico e, a tratti comico, di un tradimento intimo e di un disagio crescente, perpetrato, in modo costante e latente, tra i ragazzi di un liceo.
Fatti che, lontani dai clamori del richiamo mediatico, minano, in primis, la dignità umana.

Temi prevalenti

La miscela tra vecchi pregiudizi e i nuovi modelli comportamentali fondati sulla prevaricazione e l’ostentazione della bellezza fisica convenzionale (televisiva), sta incrementando e inasprendo un fenomeno da sempre presente nella società: il bullismo, un fenomeno che, con le prerogative acquisite in quest’ultimo decennio intacca il tessuto sociale; una metastasi che avanza incrementando una “cultura al contrario” dove le differenze di genere si trasformano in “luoghi mentali” di scontro e violenza, interponendo così intralcio allo sviluppo civile di pari opportunità per tutti. La trama e lo sviluppo della drammaturgia nascono e prendono forma nell’ambito di un accurato approfondimento di questo ragionamento.

Tecniche e linguaggi teatrali utilizzati

Noi crediamo che il pubblico, soprattutto giovane, abbia bisogno di assistere ad esperienze teatrali che rivalorizzino il senso della “narrazione corpo a corpo”, una teatralità ravvicinata dove la gestualità e la parola avvolgano lo spettatore in un rituale dal gusto “sacro e straordinario”.
Per “sacro” intendiamo la sacralità del momento narrativo, dove le parole acquistano peso, colore e sapore, insieme alle significanti pause e ai significativi respiri.
Per straordinario intendiamo un momento unico, uno spazio temporale interamente dedicato.
In una società, la nostra, dove le parole sono sprecate, spesso false, cancellate e distrutte nel loro significato, crediamo sia utile riappropriarsi di un teatro essenziale e soprattutto lontano dalle ridondanti spettacolarizzazioni televisive.

Metodo di lavoro

Per la nostra compagnia, che nei giovani e nell’infanzia ha individuato il suo pubblico, fare teatro significa mettersi in relazione con il pubblico al quale si rivolge, contaminarsi con il suo immaginario, coglierne la poeticità e rielaborare, attraverso il linguaggio e lo stile teatrale peculiare della nostra poetica, una “restituzione” comunicativa ed espressiva contenente, sotto forma di metafora narrativa, temi, sogni ed eventuali problematiche dell’infanzia o dell’adolescenza.
Dal 2004 lavorando intorno al fenomeno del bullismo, abbiamo avuto l’opportunità di analizzare il fenomeno insieme ad esperti qualificati, ma soprattutto abbiamo realizzato laboratori sull’educazione alla legalità con bambini delle scuole primarie e con i ragazzi delle scuole secondarie, approfondendo il tema attraverso il loro sguardo peculiare.
In questo percorso abbiamo scoperto universi differenziati: disagi non espressi e dinamiche violente latenti, fatte di piccoli soprusi, di prevaricazioni camuffate da scherzi e una galassia di sofferenze interiori non dichiarate, ancor più pericolose perché taciute. Il lavoro di laboratorio con i ragazzi delle scuole secondarie è stato fondamentale per la scelta e l’orientamento del tema affrontato ed ha indotto Guido Castiglia alla scrittura del racconto “A trecento KM all’ora”, pubblicato nel 2008 dalla Fondazione A. Colonnetti. Il libro è nato dalle suggestioni emerse da tre classi di ragazzi tra i 12 e i 14 anni che, con sorpresa, non hanno voluto mettere in evidenza il bullismo efferato echeggiato dai media, fatto di aggressività evidente, di violenza eclatante, ma hanno voluto sottolineare il bullismo celato, sconosciuto agli occhi degli adulti, il bullismo che aggredisce psicologicamente e mina gli affetti e il valore dell’amicizia.

Le suggestioni sono state riassunte in forma narrativa sono state in seguito sintetizzate teatralmente in “Branco di scuola, una semplice storia di bullismo”.

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Menzione Giocateatro 2011
Vetrina di teatro per le nuove generazioni

Menzione a “Branco di scuola, una semplice storia di bullismo”
per aver saputo affrontare una tematica d’urgenza in modo originale e sapendo stimolare la riflessione nei ragazzi.

La giuria

Patrizia Quattrone – Regione Piemonte, dirigente Settore Politiche Giovanili
Patrizia Marchisio – Sistema Teatro Torino
Patrizia Mariotti – ITER Centro di Cultura per l’Arte e la Creatività – Centro Studi Teatro Ragazzi G. R. Morteo
Susanna Sara Mandice – Fondazione Paideia
Tiziana Longo – giornalista Torino Sette/La Stampa


Eolo Award 2012 alla migliore drammaturgia per i giovani a “Branco di scuola”

di Guido Castiglia della Compagnia Nonsoloteatro

Perché lo spettacolo, attraverso una narrazione ben costruita tra ironia e commozione, racconta una storia di bullismo utilizzando con accortezza un linguaggio contemporaneo che entra direttamente nel vissuto dei ragazzi richiamandone le caratterizzazioni e i tic, senza mai però parodiarne le movenze. In questo modo essi si riconoscono perfettamente in ciò che vedono sul palco e possono, con immediatezza, ragionare sul concetto di dignità che può essere ferita anche da piccoli gesti ma che può essere anche recuperata con altrettanti piccoli gesti di condivisione.

In teatro

spazio scenico minimo 6×4 m
quintatura nera fondale e quinte a taglio
presa elettrica 16 o 32 o 63 A – 380 + neutro per strumentazione illuminotecnica
Una presa 220 V per la fonica
carico elettrico 10 KW
La compagnia utilizza proprio materiale:
impianto d’illuminotecnica con 7 o 10 fari da 1000 W a seconda dell’ampiezza dei teatri
2 casse acustiche Bose
lettore CD
impianto fonico compreso di microfono a capsula (solamente in caso di acustica non buona)

In luoghi non teatrali

spazio scenico spazio scenico
presa elettrica È sufficiente una presa 220 V in prossimità dello spazio scenico (la compagnia è dotata di trasformatori per la regolazione su mixer luci).
carico elettrico È sufficiente il carico classico di ogni luogo (generalmente 3 KW)
oscurabilità Lo spettacolo può essere rappresentato in qualsiasi condizione, meglio se oscurato.

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